“Il futuro è l’artigianato: il lavoro non si cerca, si crea”
L’uovo di Colombo per la crescita italiana è l’artigianato. Oltre a rappresentare una grande risorsa, è anche una scelta di vita appagante e da valorizzare.
Il futuro è artigiano. Lo profetizzava Philip K. Dick nelle sue opere visionarie, dove spesso il protagonista era una sorta di artigiano, abilissimo nel costruire o riparare le cose.
“Nell’esercizio anche del più umile dei mestieri lo stile è un fatto decisivo” (Heinrich Böll)
Lo scrive oggi Stefano Micelli. Veneziano doc, docente di Economia e Gestione delle Imprese all’Università Ca’ Foscari, e autore di un libro, Futuro artigiano (Marsilio), che ha riscosso l’interesse di tutto il mondo produttivo italiano. Nonché successo tra il grande pubblico.
Quella di Micelli potrebbe sembrare una provocazione nostalgica, quasi passatista. In realtà c’è una buona dose di pragmatismo, nella sua riflessione. Non a caso, nel paese innovatore per antonomasia, cioè gli Stati Uniti, la causa dei “makers”, di coloro che si fanno le cose da soli, sta guadagnando sempre più consensi.